Lo sport ha le sue scadenze, che non necessariamente coincidono con il calendario di tutti i giorni.
La discesa in campo della Nazionale di baseball per la prima volta nel 2018, su di un campo del territorio italiano recuperato alla vita sportiva e dopo che ci si era lasciati a ottobre con la vittoria delle European Baseball Series può a ragione essere considerata una sorta di capodanno sportivo, occasione che cogliamo per fare una panoramica su quanto è accaduto finora con il Presidente della FIBS Andrea Marcon.
Presidente, guardando indietro, a questi mesi trascorsi dal dicembre 2016, cosa vede? “Vedo innanzitutto che i giorni nei quali le nostre squadre con la scritta Italia sul petto, sia di baseball che di softball, sono scese in campo sono tantissimi e questo mi riempie di soddisfazione. Raduni, clinic, try-out, tornei, Campionati Europei e Mondiali. Abbiamo fatto il record di attività. In alcuni casi, penso ad esempio ai più giovani, Under 12 e Under 13, mi sarei quasi aspettato la rivolta dei genitori per quante giornate abbiamo tenuto impegnati i ragazzi e le ragazze, per altro con risultati esaltanti… invece solo entusiasmo. È questo che ci dà la carica per portare avanti tutto il lavoro che stiamo facendo.”
C’è un’immagine emblematica per tutto questo, vero? “Se ti riferisci al selfie che ho fatto a Vicenza in occasione dell’apertura del Torneo delle Regioni 2017, con lo sfondo colorato delle rappresentative e dei loro sorrisi, direi proprio che questa può essere la copertina del primo anno della mia presidenza. Ma è chiaro che parliamo di un’annata che è iniziata a febbraio, con un World Baseball Classic che ha fatto parlare di baseball tutti gli sportivi italiani ed è terminata, appunto, nove mesi dopo con la passione per gli azzurri dimostrata a Verona, Godo e Codogno nella serie vincente con l’Olanda. Una bella galoppata, primo passo del cammino verso Tokyo.
E ovviamente non va dimenticato che con Italia Softball siamo già ripartiti a gennaio, con la Asia Pacific Cup, proprio mentre a Riccione 800 fra arbitri, classificatori, tecnici, ma anche dirigenti e atleti partecipavano alla prima Convention unificata del nostro movimento. Non solo: fra qualche mese in Italia giocheremo, a seguire, Europeo Juniores di baseball e di softball. La chiave, per me, è ‘unione’, condivisione di momenti e di passioni, guardarci allo specchio e apprezzarci per quanto possiamo fare insieme, come è stato possibile fare nelle feste che si sono rivelate le finali nazionali giovanili in sede unica. ”
Come sta procedendo la realizzazione del vostro programma? “Per natura risponderei non abbastanza in fretta. Ma chi collabora con me sa bene che sono fatto così. In realtà abbiamo iniziato un cambiamento profondo su tantissimi fronti e, contemporaneamente rispettato il piano di rientro di una situazione economica della Federazione obiettivamente insostenibile. Se penso che c’è chi sostiene che il debito non esiste mi viene spontaneo un sorriso, ma non certo di felicità. Devo comunque ammettere che sono parecchio soddisfatto, pur essendo consapevole che siamo appena partiti. E colgo l’occasione per ringraziare il personale della Federazione per quanto stanno facendo e per quanto ancora faranno.”
A proposito di economia, è stato scritto che l’eventuale esclusione dal Premier12 2019 sia un danno economico. “Probabilmente da chi confonde il Premier12 col Classic: non sono previsti dividendi provenienti dal Premier12. Il torneo è indiscutibilmente prestigioso, ma la prima edizione ha dimostrato senza ombra di dubbio che difficilmente per noi, vista la collocazione temporale, può servire da laboratorio per la squadra e, realisticamente, tanto meno da opportunità di qualificazione olimpica. Certo, al di là delle considerazioni che, come movimento, la Repubblica Dominicana nei primi 12 al mondo ci sta tutta, non va dimenticato che il sistema di assegnazione dei punti del ranking WBSC tiene conto delle attività e delle vittorie continentali e mondiali, quindi, per come è strutturato il calendario internazionale, le squadre europee non hanno possibilità di fare punti nei mesi invernali, contrariamente a quelle americane. I nostri obiettivi sono comunque, comprensibilmente, altri e lo staff tecnico di Gibo Gerali è d’accordo con me.”
C’è una rivoluzione annunciata sui campionati, in particolare di baseball, che è stata in qualche modo rallentata? “Abbiamo salutato, con attenzione, la nascita di un apparente progetto condiviso da parte delle Società di A1, che rappresentano, nonostante l’esiguità del numero, la vetrina del nostro sport. Alcune posizioni, che potevano essere discusse e valutate insieme con tranquillità, sono state poi usate come oggetto di immotivata rivendicazione contro… ancora oggi non si capisce bene cosa. La scelta è stata comunque quella di ascoltare e tentare fino in fondo di assecondare le richieste provenienti da un gruppo che sembrava coeso, trattenendo la pulsione al cambiamento e mettendo temporaneamente nel cassetto un progetto di trasformazione nel quale crediamo molto e sul quale molto abbiamo lavorato. Alla fine quanto era stato proposto dai club si è rivelato non pienamente condiviso e realizzabile e penso che oggi tutti si siano resi conto di quanto sia necessario rivedere completamente la struttura dei campionati, cosa che avverrà per il 2019, secondo il nostro progetto, che ovviamente condivideremo senza ulteriori rinvii. I campionati delle serie inferiori invece sono già lanciati.”
Vuole tornare sull’argomento AFI? Sembra non facile da assimilare… “Sarò sintetico: è il solo modo per rispettare le norme europee che non sia il ‘tutti dentro’. Detto questo, voglio sia chiaro che la Federazione non obbliga nessuno a non fare giocare gli atleti italiani, anzi, saluterei con grande soddisfazione una squadra che ne fosse interamente composta, visto che è proprio su di loro che stiamo giocando la nostra scommessa olimpica, come dimostra l’elenco degli azzurri che in queste ore sono al lavoro con Gerali in Sicilia. Quello che non possiamo fare, o permetterci, è di andare contro la legge comunitaria. ”
C’è qualcosa che Andrea Marcon non rifarebbe di quanto fatto negli ultimi mesi? “Non sono pentito di nulla, perché so che tanto nei successi, quanto negli insuccessi, tutti coloro che sono stati coinvolti hanno dato il massimo e, vincenti e non, si sono rimessi subito al lavoro, per fare comunque meglio domani. Di questo vorrei che il movimento fosse consapevole e si volesse più bene. Nella condivisione.”
Questa è l’epoca degli hastag, quali sceglierebbe per chiudere questa intervista? “Beh, due sono facili da citare perché sono quelli che utilizzo sempre io: #LetsMakeItHappen e #andratuttobene. Per questa intervista il terzo voglio sceglierlo come risposta ad una polemica di queste ore: #nessunotocchigliAzzurri. Non credo serva che aggiunga altro."
di Marco Landi